Lubiana, città senz'auto, la più verde d'Europa 2016. |
(con un aggiornamento a fine pagina del 15 luglio)
Il "progresso" è qualcosa di ben diverso dal semplice "sviluppo": riguarda quasi sempre la qualità mentre il secondo fa i conti con la quantità e ne paga spesso le disastrose conseguenze. Vedasi la fine che hanno fatto i famosi Paesi "in via di sviluppo"...
Il "progresso" è qualcosa di ben diverso dal semplice "sviluppo": riguarda quasi sempre la qualità mentre il secondo fa i conti con la quantità e ne paga spesso le disastrose conseguenze. Vedasi la fine che hanno fatto i famosi Paesi "in via di sviluppo"...
L'idea di "progresso", come qualsiasi concetto, varia e dipende dal contesto e dal periodo storico. Una volta, sessanta, cinquanta, quarant'anni fa, l'automobile poteva ben incarnare quest'idea, un sogno col tempo diventato illusione e poi pieno fallimento.
L'idea di "progresso" attuale, moderna, reale e fattibile, è ad esempio quella di liberare le città dalle auto per riportarle ad essere quello che erano e che dovrebbero essere: un centro di incontro, accoglienza, socializzazione, elaborazione, scambio e piena vivibilità. Quello che lo strapotere debordante delle macchine impedisce quotidianamente.
Ma il mondo cambia e per fortuna, a volte, verso il meglio: gli esempi di quartieri, centri urbani, città intere che si vanno liberando delle auto sono sempre più frequenti e qualificanti. La capitale della Slovenia, Lubiana, è diventata un punto di riferimento internazionale in questo senso ed è la dimostrazione concreta di come sia possibile esaltare lo splendore degli agglomerati urbani liberandoli dalle auto con tutta la straordinaria conseguenza di effetti positivi che ne conseguono a cascata.
Lo ha fatto, lo sta facendo Lubiana con i suoi 287mila abitanti, può riuscirci tranquillamente anche Lanciano con i suoi 35mila. Anzi le dimensioni sono ideali per poter sperimentare tutte le soluzioni più innovative che potranno portare solo benefici. Ricordiamo sempre lo scetticismo che ha accompagnato l'inizio della raccolta differenziata spinta dei rifiuti e gli straordinari risultati conseguiti in un tempo brevissimo.
Anche sulla mobilità si può fare altrettanto: spiegare bene gli interventi alla cittadinanza, renderla partecipe e soprattutto incentivarla nella direzione giusta con una convenienza individuale diretta oltre quella collettiva.
Qui di seguito riporto alcuni ampi stralci tratti dall'articolo "Lubiana la dolce" scritto da Giancarlo Radice per il magazine "D di Repubblica" che illustra bene la "rivoluzione" slovena.
Un buon auspicio perché questa dolcezza si trasferisca presto anche su quest'altra sponda dell'Adriatico.
Franco Mastrangelo
Lubiana la dolce
Rifiuti e traffico zero, tanti parchi e
opere pubbliche. La capitale slovena è oggi un modello ideale di città
media. Per questo è stata eletta la più verde d’Europa 2016
La prossima tappa è l’acquisto di 70 nuovi
bus ibridi destinati a collegare Lubiana con i comuni dell’hinterland,
con l’obiettivo di riequilibrare i flussi di mobilità in tutta la
regione entro il 2020: un terzo di auto private, un terzo di trasporti
pubblici a bassa emissione, un terzo di traffico “non motorizzato”.
Ma sulla scia dei primi provvedimenti si è innestata anche una forte spinta “dal basso”, privati cittadini come organizzazioni no profit, protagonisti di una rinascita culturale che in pochi anni ha trasformato la capitale slovena in una delle più vivaci città europee. Fra via Trubarjeva e via Krizevniska, nelle tortuose stradine del centro storico è un moltiplicarsi di gallerie d’arte contemporanea, di teatri “tradizionali” e off, di club dove si fa musica.
Ma sulla scia dei primi provvedimenti si è innestata anche una forte spinta “dal basso”, privati cittadini come organizzazioni no profit, protagonisti di una rinascita culturale che in pochi anni ha trasformato la capitale slovena in una delle più vivaci città europee. Fra via Trubarjeva e via Krizevniska, nelle tortuose stradine del centro storico è un moltiplicarsi di gallerie d’arte contemporanea, di teatri “tradizionali” e off, di club dove si fa musica.
[...] Un esempio lo si vede nel piccolo e
centralissimo parco Tabor, ridotto ad area incolta dove non passava più
nessuno fino a quando, pochi anni fa, il Comune non lo ha affidato a
un’associazione civica, Prostoroz, che a sua volta ha chiamato la gente
del quartiere ad esprimere le proprie idee su come rinnovarlo. Oggi
Tabor è tornato ad essere un punto di ritrovo, con le famiglie che
passeggiano nel verde e i ragazzi che trascorrono il pomeriggio sul
campo da basket o la pista d’atletica. Lì vicino un vecchio deposito
abbandonato è diventato un orto urbano, dove un centinaio di persone
coltivano vegetali. «È una dimostrazione», dicono quelli di Prostoroz,
«che non sempre bisogna investire milioni per cambiare le cose».
[...] All’Est si va veloci
Nell’autorevole classifica del World Competitiveness Ranking (stilata
dal IMD World Competitiveness Center di Losanna), l’economia slovena -
insieme a quella lettone e slovacca - è tra quella che cresce di più al
mondo. Nel 2015 i tre Paesi hanno scalato più di sei posizioni.
(2 luglio 2016)
(2 luglio 2016)
Mobilità ciclistica. Avanti adagio, quasi indietro.
(DAL SITO FIAB - ARTICOLO DEL 13 LUGLIO 2016)
di Giulietta Pagliaccio
Quanto ancora dobbiamo attendere?
Notizie interessanti arrivano da vari
paesi europei che stanno immaginando - e attuando - evidentemente un
altro modo di vivere le loro città.
Parigi: la sindaco Hidalgo ha deciso di
aumentare del 50% le aree per pedoni e ciclisti riqualificando sette
importanti e famose piazze di Parigi.
Barcellona ha predisposto un piano per
disincentivare l’uso delle auto con la creazione di una rete di strade
che “isolano” interi quartieri dove ci si sposta esclusivamente a piedi,
in bicicletta o con mezzo pubblico.
Londra: il sindaco neoeletto ha
dichiarato che proseguirà il lavoro per rendere sempre più ciclabile la
metropoli e grazie alle politiche incentivanti di questi anni i ciclisti
sono triplicati mentre l’uso dell’auto è crollato.
Norvegia: hanno predisposto un piano nazionale di highways ciclabili per 885 milioni di euro.
Mi fermo qui con l’elenco per carità di
patria e perché è sempre più stridente la differenza di approccio tra
noi e loro: tra le nostre politiche per incentivare la mobilità
ciclistica sempre al minimo sindacale, con il freno a mano tirato perché
gli italiani sono diversi – e non si capisce in cosa -, e loro che
pensano in grande, al futuro magari senz’auto come Helsinki.
E noi? Sempre a contrattare, a tutti i
livelli, qualche spicciolo per la mobilità ciclistica che ci viene
elargito spesso come “contentino” per poter digerire magari una mega
infrastruttura viabilistica.
Dall’altro lato della barricata, poi, sempre pronti a trovare le soluzioni più fantasiose come il casco obbligatorio dimenticandosi di tutto l’impianto delle nuove norme del Codice della Strada che miseramente rimane impantanato tra Commissioni varie in Senato e non si riesce a capirne i motivi.
Eppure ci sono tutte le motivazioni
possibili per intraprendere con decisione una politica per la mobilità
ciclistica: migliora l’ambiente, dona benessere e salute ai cittadini,
rende migliore la qualità della vita e più efficienti gli spostamenti
quotidiani, costa poco e rende molto considerato che per ogni euro
investito in ciclabilità c‘è un ritorno per la collettività di 3/4€.
Presidente Renzi, quanto ancora dobbiamo attendere per vedere il nuovo Codice della Strada?
Quanto ancora dobbiamo attendere per
vedere meno auto in città? Perché mobilità sostenibile significa
togliere auto dalle strade, non sostituirle con auto elettriche.
Togliamo auto dalle strade e portiamo
gli Italiani ad usare la bicicletta: il 20% medio nazionale di
spostamenti in bicicletta è un obbiettivo ampiamente raggiungibile in
pochi anni, purché si proceda senza tentennamenti.
Presidente Renzi, ce la facciamo?
Nessun commento:
Posta un commento